Umberto Canino, la musica come veicolo di pace

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Artista eclettico e cantautore raffinato con uno sguardo sempre attento al futuro, alla musica e ai giovani. Una carriera vastissima e che l’ha portato a trattare argomenti sensibili, delicati, profondi e speranzosi. La Ninnananna di Stefania, rappresenta un nuovo inizio, per richiedere un momento di pace e una speranza per un domani migliore. I volti delle madri come simbolo di tregua, armonia e unione. In un mondo in costante conflitto, è l’amore che trionferà e la vita che vincerà sulla morte. Un brano di pace e speranza per un domani migliore.

Artista dalla lunga gavetta, ma guardandoti indietro hai mai fatto un bilancio?

È sempre difficile descriversi, raccontarsi o giudicarsi. Uno ci prova, ma spesso cade nell’errore di lodarsi troppo o troppo poco. Quello che per me è quasi scontato, per altri può non esserlo. Io vengo da una ricerca dell’ambito musicale. Nella mia carriera ho sempre cercato di mettere tutte le mie sfaccettature, le mie esperienze e la mia arte. Nasco dal teatro, ma la musica ha sempre fatto parte di me e della mia vita. Ho amato tutte queste arti e queste me le ritrovo quando poi devo scrivere un brano. Infatti, ancor prima di scrivere un brano, penso alle immagini. Anche perché la mia musica è un susseguirsi di immagini e messaggi. A volte non è facile, non amo essere didascalico e non voglio sembrare scontato. Oggi, come trent’anni fa.

Tutto parte da Zero: tra le tappe della tua carriera anche l’incontro con Renato Zero…

Nella mia carriera ho faticato tanto, parto da una ricerca nella musica legata ai musical e al teatro, per arrivare poi al pop di più facile ascolto. All’inizio in molti non mi consideravano perché pensavano che fossi troppo serio e con messaggi troppo alti. Un mio alleggerimento musicale lo devo a Renato Zero, perché quando ho avuto questo incontro, lui mi disse: “non ti preoccupare, alleggeriremo il tuo stile per arrivare a quante più persone possibili, ma non ti snatureremo”. Arrivare ad un identità considerata ricercata ma naturale, per poi arrivare dritti al pubblico non è stato facile, tra l’altro, rientravo in quella categoria di artisti legati alla propria terra. Con le influenze della mia Sicilia non puoi essere banale. Vai così a trattare temi di un certo tipo e usi suoni più particolari e il tutto diventa più “alto”.

Un cantautore che nasce e cresce grazie anche alle esperienze di vita…

In alcune esperienze che ho fatto all’interno delle carceri, sia come artista, che come selezionatore di artisti, un bravissimo fotografo mi definì una volta come: “l’artista dell’uomo”. Non ho mai capito il perché di questa definizione, però mi ci rivedo molto. Io racconto le mie esperienze, ma che possono essere in realtà esperienze di tutti. Nella musica faccio uscire tutto quello che faccio, penso, vivo e che mi entra dentro. Ho trattato di tutto e affrontato da sempre tematiche forti e particolari. Non sempre ho avuto il supporto per certi temi, ma l’importante per me era arrivare al cuore delle persone.

Possiamo quindi dire che hai preferito inseguire i sogni invece dei numeri?

I miei produttori dicevano che a me faceva paura il successo, che avevo paura di quella risonanza. Dietro avevo un personaggio come Renato e la gente si incuriosiva al mio percorso e così ho avuto le giuste attenzioni. Però, effettivamente, c’erano delle cose che non potevo sopportare. Ad esempio, io amo stare in mezzo alla gente, mi piace vivere la gente, fare la spesa o prendere i mezzi. Capire meglio quello che c’è fuori. Così io raccolgo l’ispirazione ed è qui che mi accorgo di essere fortunato. Infine, il mio successo, è quello di vivere della mia passione.

La musica è fatta di condivisione, ma ti piace condividere le tue idee e la tua musica con gli altri, specie con i più giovani…

Assolutamente sì! Mi piace condividere la mia musica, mi piace anche coinvolgere le persone. Non sono così pieno di me, che un brano lo devo per forza fare da solo. Mi piace far diventare di tutti quello che io ho dentro. Per quanto riguarda i giovani, la cosa divertente è che mi hanno sempre cercato loro. Inizialmente per rielaborare dei brani del passato, poi per delle collaborazioni vere e proprie. Loro mi hanno convinto a risalire sul palco e a cantare. Tra l’altro, in questi giorni uscirà anche un brano di Jonny Scandal con Sara Naldi, il titolo è Iride ed è un brano scritto da me e Tony Ciaro.

Nel brano La Ninnananna di Stefania, ritroviamo anche l’Umberto di ieri?

Contrariamente da quello che mi si dice, io credo di aver preso una strada per far arrivare il mio messaggio a quante più persone possibili. Arrivare agli altri attraverso i compromessi musicali giusti, come lo scegliere arrangiatori e musicisti più giovani. In passato, mi hanno detto di essere avanti di trent’anni, oggi quindi mi trovo sul pezzo.

Cosa rappresenta questo brano per te?

La Ninnannna di Stefania non è altro che l’adattamento in italiano del brano Stefania dei Kalush, vincitori dell’Eurovision Song Contest nel 2022. In questo brano, rappresento quello che più mi fa male, ovvero vedere una nazione distrutta e una madre che soffre per l’attesa del figlio. Per me la pace non si raggiunge mai con la guerra. Racconto quindi che nessuno scappa, ma che tutti sperano un giorno di tornare e riabbracciare il proprio paese. Paragono il paese alla presenza forte e amorevole di una mamma. Le mamme infatti hanno questa forza incredibile di riconquistare e ricostruire. Il ritorno a casa e il ritorno dalla mamma diventa fondamentale per ripartire. È un brano rivolto a tutte le mamme che soffrono per i figli che stanno in guerra.

 

- 12/03/2024

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