“Napoli velata” di Ferzan Ozpetek. Viaggio tra i misteri e la sensualità dell’anima

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Dal 28 dicembre nelle sale italiane Napoli Velata, il nuovo film del regista turco Ferzan Ozpetek. Un cast davvero eccezionale: con Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi, troviamo Peppe Barra, Anna Bonaiuto, Lina Sastri, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone, Biagio Forestieri e Loredana Cannata. Il film è distribuito da Warner Bros.

Quattordici anni dopo La finestra di fronte, Giovanna Mezzogiorno è di nuovo la protagonista di un film di Ozpetek, Napoli velata, una storia densa di sensualità e mistero, un viaggio nella millenaria cultura misterica ed esoterica napoletana. Napoli è una città dotata di un’anima che non si concede a tutti, decide lei a chi svelarsi, a chi mostrare i suoi retaggi ancestrali, le sue magie, le cosiddette “superstizioni”, i rituali pagani sfacciatamente nascosti e tramandati nei culti pseudo cristiani. In questa città Adriana, un medico legale, viene avvicinata da un giovane uomo sicuro di sé, che la travolge con una passione immensa per una intera notte. Quello che potrebbe sembrare l’inizio di una storia, viene troncato sul nascere da un delitto orribile: inizia la danza guerresca tra Eros e Thanatos, tra amore e morte, sesso e violenza, dando vita a un thriller davvero particolare, un “mistery” denso di ombre e richiami.

Napoli velata è un film potente e delicato, ricco di passione, mistero e sfumature, una storia che nasce da due incontri fondamentali per Ozpetek. Il primo, anni fa, a una cena a Istanbul a casa della sua amica, l’attrice Serra Yilmaz, quando conobbe una ragazza molto interessante, con la quale finì col parlare in un angolo per tutta la sera. “C’era qualcosa di molto sensuale in lei, quasi erotico. A un certo punto mi disse che doveva andare, al mattino si sarebbe svegliata presto per un impegno importante. Era un medico legale. Mi sorprese il contrasto fra quella personalità così seduttiva e un lavoro così freddo e razionale. Da quell’incontro ho iniziato a costruire questa storia”.

Il secondo incontro è stato quello con Napoli – di cui Ozpetek si è innamorato trascorrendovi lunghi periodi quando curò la regia della Traviata al Teatro San Carlo – e soprattutto con i napoletani che lo hanno accolto e gli hanno fatto scoprire aspetti della città che non conosceva: “Ogni angolo di Napoli custodisce pezzi di storia, aneddoti e dettagli. Tutto si mescola, il presente e la storia, l’attualità e i ricordi più antichi, la povertà accanto alla nobiltà dei lussuosi palazzi storici, il maschile e il femminile. Ho conosciuto la Napoli moderna e i suoi riti antichissimi, come quello della “Figliata dei femminielli“, al quale ho potuto assistere e nel quale è racchiuso, in parte, il senso del film: durante il parto del femminiello, si alza infatti un velo semitrasparente, perché la verità non va guardata in faccia nuda e cruda ma la devi sentire, intuire. Come il velo posto sul Grande Utero nella splendida farmacia massonica degli Incurabili, e come il Cristo velato: il velo accentua le forme, in realtà. Il velo non occulta, ma svela altre verità”.

Una città dove persino il rapporto con la morte, il cui senso è presente in maniera fortissima nel film, cambia prospettiva. “Anni fa, quando avevo 19 anni, Elio Petri mi disse che tutto ciò che facciamo nella vita è per allontanare l’idea della morte – spiega Ozpetek -. A Napoli ci giocano, la fanno diventare una cosa quotidiana, di cui non aver paura. E così la morte qui perde il suo senso. Questa città mi assomiglia e si può dire quasi che mi abbia tenuto lo specchio, per questo è stato facile girare qui”.

Da questi due incontri nascono le atmosfere di Napoli velata, una città “che non è quella raccontata in Gomorra, simbolo delle Scampie del mondo, non è quella dei cliché. Napoli è un luogo denso di cultura, abitato da persone curiose, cittadini consapevoli assetati di cultura, che vogliono conoscere, una città vivace in cui convivono i contrasti, come quello delle abitazioni modeste poco distanti da edifici sontuosi come lo splendido palazzo Caracciolo, un vero e proprio museo. Quando mi hanno detto che era già stato set di altri film, ho pensato “ah no, allora non girerò qui”. Poi mi hanno detto di quali film: De Sica lo ha usato per L’oro di Napoli e Rossellini per Viaggio in Italia. E allora ho cambiato idea e ho chiesto al principe Caracciolo il privilegio di poter girare”.

Il mistero è donna e Napoli è una città materna. Ozpetek lo conferma creando un cast di attrici di grande personalità: Giovanna Mezzogiorno, Anna Bonaiuto, Lina Sastri, Isabella Ferrari, Luisa Ranieri, Maria Pia Calzone e Loredana Cannata, in grado di esprimere e cogliere le infinite sfumature del carattere femminile, attrici straordinarie capaci di lavorare con lo sguardo, con le sensazioni e le emozioni, di “ballare senza pensare ai passi, senza ascoltare la musica”, affiancate da attori come Peppe Barra e Biagio Forestieri, capaci di esprimere anche il lato “materno” dell’uomo. In particolare, Ozpetek ringrazia Giovanna Mezzogiorno e Alessandro Borghi “perché si sono prestati a un paio di scene davvero forti, un accenno è nel trailer, cose che di rado si vedono nel cinema italiano. Non hanno mai avuto paura, mai scivolati nella volgarità. Incarnano il connubio carne-morte. Era quello che mi interessava”.

Guardando Napoli velata non si può che essere d’accordo con Peppe Barra quando afferma che il film è “uno sguardo d’amore da parte di un grande regista: finalmente vedremo un film in cui Napoli è amata”. Un film di cui anche la lingua napoletana è interprete fondamentale: “Una lingua sazia, che non lascia spazio ai fraintendimenti”. Sì, Napoli velata è un film che non lascia spazio ai fraintendimenti e al tempo stesso apre ai misteri, fino in fondo.

- 23/12/2017

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