Non è disperazione disperarsi,
ma questo vuoto sterminato spazio
di domande che restano inevase,
d’incorrisposti stabili quesiti
che da bambino proponevo a dio,
a mio padre, a mia madre, ai professori,
agli amici, con qualche fede aggiunta,
ma senza religione, di ottenere
risposte. Eccomi qua. Nessuno, sembra,
né dio né mio padre né mia madre
né tanto meno gli sparuti amici
ebbero mai risposta. Interrogarsi
diventa quasi maschera d’inerzia,
chiedere già sapendo che nessuno
avrà mai la risposta che chiedi.
Sedici lustri passano volando,
la paura del buio che bambino
ti angosciava, sì è fatta più paura,
ma non del buio, bensì di quel niente
che già sai che ti aspetta, e che conferma
l’infantile certezza, soffocata
senza successo, di essere già nato
quel niente che spaura, ma sapendo
che non c’è via di uscita e questo è tutto.