Intervista a Helen Aria: «La musica è il mezzo con cui riesco ad esprimermi meglio»

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È uscito “AFROSIDIACO” (TdE ProductionZ), il nuovo album della giovane cantautrice valdostana HELEN ARIA. L’abbiamo incontrata per porle qualche domanda su questa nuova uscita.

 

Da poco è uscito il tuo nuovo album “Afrodisiaco”: ti va di raccontarcelo?
L’album si ispira agli anni ‘70 (le sonorità, gli arrangiamenti) e trova degli spunti all’interno del mio percorso universitario in ambito cinematografico, teatrale e musicale. È stata fondamentale la collaborazione con diversi artisti: il produttore e arrangiatore Momo Riva che ha suonato batteria, basso e chitarra in ogni brano; il violoncellista Federico Puppi che ha mescolato il timbro caldo e brillante del suo violoncello a sonorità elettriche in 11 tracce; Stefano Blanc, violoncellista dell’orchestra sinfonica della Rai, ha registrato il brano “Blue Dreams”; Andrea CadIO Cadioli, insegnante di arti visive a Los Angeles, ha realizzato i visual per i videoclip dei brani e la grafica della cover dell’album. 

Il tuo sound è particolare per la sua varietà di influenze e stili: quali sono le tue principali ispirazioni?

Sono moltissimi gli artisti a cui mi ispiro, tra questi posso citare senza dubbio Bjork, Prince, Beck, Joni Mitchell e gli Sparks.

Come hai vissuto il periodo del lockdown e come vedi la situazione di oggi?

Il lockdown per me è stato un periodo difficile soprattutto a causa del congelamento dei rapporti umani, della sospensione delle rappresentazioni artistiche dal vivo e della chiusura dei teatri. Tuttavia, ho cercato di vivere questa situazione in maniera produttiva, infatti, durante il primo lockdown, ho composto molti brani contenuti nell’album “Aria”. Dalle difficoltà ho ricevuto anche molti spunti per realizzare quest’ultimo lavoro “Afrodisiaco” ispirato alla natura in cui per molto tempo non mi sono potuta immergere. La situazione di oggi mi sembra ancora un po’ confusa: diamo troppa importanza ai numeri e agli algoritmi che calcolano le visualizzazioni, il focus non è più sui concerti e sul valore antropologico delle rappresentazioni dal vivo. In ogni caso sono a favore del progresso e penso che il presente stia regalando al mondo della musica importanti innovazioni stilistiche e tecnologiche.

Come autrice e cantautrice scrivere di te è complicato? È catartico?

Quando scrivo un brano mi ispiro ai fatti che accadono nella mia quotidianità. La musica è il mezzo con cui riesco ad esprimermi meglio e ogni giorno cerco di tradurre le mie emozioni in note, suoni, rumori, pause. Per me è sicuramente catartico, infatti questa è una delle caratteristiche che apprezzo di più dell’arte.

Quali sono state le esperienze che ti hanno maggiormente formato?

Molti sono i fattori che mi hanno permesso di diventare la persona e l’artista che sono oggi: alcuni positivi come l’incontro con artisti che stimo o il mio percorso universitario, altri negativi come gli ostacoli e le difficoltà che tuttavia mi hanno permesso di crescere. Devo ringraziare soprattutto il mio produttore Momo Riva (TdE ProductionZ) che mi ha permesso di avvicinarmi al mondo della produzione musicale e che mi ha guidata durante la realizzazione del progetto “Helen Aria”. 

Quanto contano secondo te la passione, la costanza e la motivazione per avviare una carriera musicale?

Per rispondere a questa domanda mi ricollego ad un riflessione di Woody Allen a proposito della fortuna. Il regista prende ad esempio una pallina da tennis che va a finire in bilico sulla rete e a seconda della metà campo in cui cade o hai vinto o hai perso. Se sei fortunato le cose potranno andarti bene, se sei bravo, ma sfortunato potresti comunque avere una vita meschina, ricca di insuccessi. Tuttavia, penso che un artista debba sempre cercare di dare il meglio di sé. Comporre è un’esigenza che viene dal profondo, fare arte è una necessità. La fortuna gioca indubbiamente un ruolo importante nell’avvio di una carriera musicale, ma sono anche d’accordo con Flaubert quando afferma che il successo non è un obiettivo, ma una conseguenza. Sulla base di queste considerazioni mi sento di affermare che per me passione, costanza e motivazione sono i semi da piantare per poter coltivare ogni giorno i frutti del proprio raccolto.

 
- 22/12/2021

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