Le barre crude di Omar Mohamed, vero nome dell’artista, si inseriscono nel panorama rap che più da vicino racconta le storie di strada, quelle vere. Sono racconti visti dagli occhi di un figlio di immigrati (come scrive in Liberi liberi) che così viene categorizzato, spesso, in modo dispregiativo dal giudizio altrui. In uno dei brani più significativi del progetto, la focus track Gucci Tarocco, Ramy Noir sottolinea che, per quanto sia amaro, si può imparare a farsi scivolare addosso e prendersi gioco degli stereotipi in cui spesso i giovani come lui vengono inquadrati.
Nell’ep non ci sono featuring: questo perché è il momento per l’artista di farsi conoscere così com’è dall’inizio alla fine, dalle sue giornate in cui è testimone spesso di violenza e illegalità diffusa, a quei momenti in cui riesce a riflettere lucidamente sulla sua situazione e sui suoi desideri. Dalle case popolari della periferia di Milano, la sua Cité Noir, nonostante le criticità, nasconde in fondo il sogno di poter uscire un giorno a riveder le stelle.
Oltre al brano Gucci Tarocco, nell’ep sono presenti le più adrenaliniche e scure Cagoule Noir e ACAB che, insieme al realismo estremo di Criminale, completano un quadro di immagini spesso difficili da digerire, dove la rabbia di Ramy Noir e dei suoi compagni di vita e di strada la fa da padrona.
Lo stile in cui l’artista espone i suoi versi si misura su basi ricche di influenze drill, metal e trap: è l’urlo di un giovane che non ha scelta, se non quella di imparare a convivere con ciò che lo circonda, stringendo i pugni.
Il timbro graffiante delle rime a metà tra l’italiano e il francese si scioglie sulle basi più aperte e speranzose come nel caso di Liberi liberi, un brano più intimo e pacato che dà spazio al lato più introspettivo di Ramy Noir. L’Ep si completa con Welo, il brano con cui l’artista esprime i suoi desideri a voce alta, augurandosi un futuro alternativo.