“Non si può sempre cadere, idealmente. Ad un certo punto bisogna pur rialzarsi” – intervista a Max Deste

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Ciao Max! Grazie per essere qui con noi. Prima di passare al nuovo libro ‘Il Desiderio Di Cadere’, qualche curiosità: Come nasce la passione per la scrittura?

Ho iniziato prima a leggere, e poi a scrivere per gioco, avevo solo 6 anni. Le prime storie erano più che altro riscritture di altre storie. Era un passatempo divertente, così come potevano esserlo altri giochi. Col tempo, dopo tanti anni di esercizio, e soprattutto di letture, posso dire che scrivere è diventata una modalità efficace per guardarmi prima dentro, e poi fuori. Tutto ciò mi permette di provare a dare un senso alle cose.

Nel 2018 il primo album da solista. Cosa ha scaturito la nascita di ‘Ok Silenzio”?

Dopo tanti anni in cui suonavo in gruppo, proponendo testi e musiche, principalmente in inglese e francese, che venivano poi arrangiati con la sensibilità di tutti i membri delle varie band, ho sentito che era arrivato il momento di approfondire un discorso musicale più intimo, come ulteriore modalità per riflettere su di me e sul mondo che mi circonda. Dovevo quindi scrivere in italiano, e soprattutto cantare le mie canzoni. Ho studiato con vari vocal coach, cercando di raggiungere un livello dignitoso. Il mio scopo non è impressionare con l’ugola, non ne sarei capace, ma di trasmettere dei sentimenti, e anche dei pensieri. In sintesi, ci sono due grossi filoni che ispirano e impregnano la mia opera. Quello marxista, legato in particolare all’idea di rivoluzione permanente del potere, oltre al concetto di alienazione del lavoro, e quello della meditazione buddhista, legato alla rivoluzione spirituale che ogni individuo dovrebbe compiere per realizzarsi, cioè stare bene con se stesso, con il suo corpo, e soprattutto con la sua mente. Dunque, si tratta di due piani ben delineati, quello individuale e quello collettivo. Ad un certo punto, infatti, l’album doveva intitolarsi “Il karma di Marx”. Poi ho optato per l’espressione “Ok silenzio”, che ricalca in un qualche modo quelle di tre grandi band (e di tre grandi chitarristi) che mi hanno influenzato parecchio e che mettevano al centro della loro riflessione l’incontro tra l’uomo e la macchina in tutte le sue sfumature. Parlo quindi dei Pink Floyd con l’album “Welcome to machine”, del 1977, dei Radiohead con l’album “Ok computer”, del 1997, e dei Rage against the machine, il cui nome è tutto un programma. A distanza anch’io di vent’anni (il mio singolo di lancio è uscito nel 2017), mi sembrava di dare continuità programmatica a questo discorso.

Vediamo lavori come scrittore e come musicista nel periodo dal 2017 al 2022, le due forme d’arte si influenzano a vicenda?

Sì, direi proprio di sì. In realtà partono molto prima. Ad ogni modo, quella di musicista la metterei insieme alla dimensione poetica, breve, emozionale, di rapido effetto. Fondamentalmente scrivo delle poesie che poi metto in musica e canto, così come facevano i Troubadours nel dodicesimo secolo, andando di corte in corte. E poi c’è quella a più ampio respiro legata alla scrittura di romanzi.

Siamo a “Il Desiderio Di Cadere’: desiderio soprattutto di rialzarsi. È così?

Credo che sia un po’ la nostra condizione di essere umani: non si può sempre cadere, idealmente. Ad un certo punto bisogna pur rialzarsi. Così come quando le cose vanno bene, può succedere di entrare in crisi, e quindi lasciarsi andare un po’. Insomma, la vita è un continuo sali e scendi. L’espressione desiderio di cadere, vuole più che altre rendere attenti sul fatto che non tutti sono così forti da riuscire ad andare avanti sempre e comunque, alcuni più fragili si lasciano andare più facilmente.

L’idea del romanzo è scaturita da emozioni e sensazioni provate in prima persona?

Il romanzo è una finzione verosimile, cioè tutto inventato, ma che potrebbe realmente accadere nella realtà, a parte alcuni momenti un po’ surreali, legati comunque ad una situazione estrema che vive il protagonista durante i 7 giorni di sopravvivenza nel bosco. Concretamente, Jack ha le allucinazioni, e in un qualche modo ne diventa pure consapevole. Ma il punto di partenza sono certamente le emozioni che ho provato, e che provo ancora, che in un qualche modo esorcizzo rivivendole nella storia. Una su tutte, le vertigini, con cui combatto spesso, e con le quali comunque ho imparato a convivere. In dettaglio, il punto di partenza qui era una cascata a me familiare. Nel romanzo precedente, un aereo che stava per cadere….

Qual è il messaggio che vuoi trasmettere ai tuoi lettori?

Io racconto la vicenda di Giacomo, un quarantenne che subisce un grave incidente, e che per questo motivo è costretto a ripartire da zero. Nonostante le enormi difficoltà, anche dovute ad un’indole un po’ inetta, mostra a suo modo che tutti, ma davvero tutti sono artefici del proprio destino, e che quindi possono migliorare la loro esistenza. Insomma, anche i loser ce la possono fare, con un po’ di sforzo…

- 11/02/2023

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