Le Pietre Dei Giganti presentano il rework di “Ohm” – Intervista

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“Ohm”, brano estratto da “Veti e culti” de Le Pietre Dei Giganti, viene rivisitato e reinterpretato attraverso la sensibilità artistica di Victor Bomì (Wille Peyote, Lhasa Society, Funk Shui Project, Mauras, Supernino), che ha saputo mischiare sapientemente gli ingredienti dando nuova vita alla canzone. Il tribalismo psichedelico del pezzo originario flirta con atmosfere e ambienti sonori pregni di echi, riverberi e profonde suggestioni esoteriche.

Quali sfide avete affrontato quando avete iniziato la vostra carriera musicale come band? 

Far crescere una band è una sfida costante. Quello che abbiamo imparato lungo il percorso è che, aldilà delle scelte musicali, della direzione artistica, della dimensione in cui ognuno vorrebbe ritrovarsi col progetto in un determinato momento, le scelte più importanti sono quelle che permettono di garantire il rispetto reciproco, il trovarsi bene assieme. La sfida più grande è sempre quella di gestire i diverbi in modo che le accuse non finiscano mai sul personale. Riuscire ad affrontare questo ci ha un po’ permesso di essere una sorta di piccola famiglia. E questo, forse, è l’aspetto più fondamentale e più difficile da mantenere. Abbiamo avuto un momento difficile all’inizio, quando abbiamo cambiato il bassista, ma siamo rimasti in ottimi rapporti con Milo e per noi è e rimarrà sempre un fratello. Un’altra sfida difficile da mantenere è quella del rapporto a distanza. Il nostro cantante sta a Torino, mentre il resto della band è a Firenze. Ma sono 7 anni che è così, e ormai è una difficoltà a cui abbiamo imparato a girare intorno.

C’è stato un momento difficile che avete superato e che ha contribuito a plasmare la vostra determinazione come gruppo?

Ce n’è stato più di uno. Sicuramente non è stata facile la lavorazione al primo disco, un po’ perché avevamo idee diverse su come volevamo sviluppare i pezzi, un po’ perché abbiamo buttato nel calderone altre idee durante la fase di registrazione e questo non ha fatto che riaprire il dibattito che credevamo chiuso da tempo. La svolta forse è stata il secondo disco. Lo abbiamo composto quasi tutto a distanza, non risparmiandoci le critiche durante la fase di preproduzione e arrangiamento. Alla fine del lavoro, ci siamo resi conto che siamo ormai in grado di sostenere anche critiche pesanti e rimettere mano al lavoro di ciascuno di noi in un clima pacifico e cooperativo. E, cosa ancora più importante, che lavorare senza rifarsi ad un “genere” o ad un’etichetta precisa è sempre la scelta migliore.

Quali artisti o eventi hanno avuto un impatto significativo sui vostri primi lavori come Le Pietre Dei Giganti?

Agli inizi il progetto voleva essere stoner rock, e quindi ci rifacevamo a band come Kyuss, Queens of The Stone Age, ma anche Verdena o All Them Witches. Un aspetto in comune, comunque, con tutte le band “stoner” (o rock, in generale) che vale la pena ascoltare, però, è che sono in grado di spaziare diversi generi all’interno di uno stesso disco. Prendi, per esempio, Welcome To Sky Valley, o un disco come Wow. Non era mai stata nostra intenzione quella di volerci rifare ad un solo tipo di sonorità, anche perché un concerto è un evento e come tale dev’essere un flusso, deve sviluppare una storia e regalare emozioni differenti. Un’altra band che ci ha sicuramente colpito nell’approccio sono gli Handlogic, un gruppo di ragazzi fiorentini giovani ma veramente dotati. Ci ha colpito molto il modo di costruire le armonie vocali e abbiamo iniziato a sperimentare un modo diverso di scrivere le linee melodiche, distanziandoci completamente dall’approccio più “classic rock”. Poi abbiamo iniziato a guardare a band più sperimentali come Radiohead o ad un certo modo di costruire “suite” tipico della musica elettronica più ambient. Nel nostro ultimo disco, ad esempio, non ci sono ritornelli veri e propri.

Quali sono state le principali influenze musicali o sonore per il rework “Ohm” e come avete scelto il titolo del brano? Qual è il significato per voi?

Il titolo del brano è lo stesso utilizzato in fase di preproduzione, era molto evocativo e, in qualche modo, si rifaceva alle sonorità “cosmiche” del brano finito. Il testo in realtà è ispirato ad una poesia di Erri De Luca che parla di una sorta di apocalisse e della rinascita della “nuova” umanità.

Come è nata l’idea di collaborare con Victor Bomì per questa rivisitazione di “Ohm”?

L’idea del rework nasce dalla necessità di presentare una versione alternativa di una nostra traccia per la compilation di Serravalle Rock uscita quest’anno, un festival a cui abbiamo partecipato l’estate passata. Lavorare con Victor è stata un’esperienza molto interessante, è riuscito a tirare fuori delle influenze che erano già presenti nel brano e a darle un respiro differente.

Potete condividere alcune anticipazioni su cosa i nostri lettori possono aspettarsi dal vostro prossimo lavoro?

Le tracce in studio che stiamo preparando hanno una bella matrice ritmica. Avevamo già iniziato questo approccio nel disco passato ma lo stiamo spingendo oltre – il che vorrà dire che richiederà tempo, perché alcuni brani richiedono un po’ di aggiornamento sulla nostra capacità di solfeggiare il ritmo…ma è una sfida divertente. Dal prossimo lavoro aspettatevi qualcosa di veramente spontaneo, perché stiamo mixando dei brani registrati dal vivo.

- 18/01/2024

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