Il tema della conservazione del patrimonio artistico nel romanzo “Passaggi di proprietà” di Salvatore Enrico Anselmi

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La questione sempre aperta e attuale della conservazione del patrimonio artistico viene affrontata nel mio romanzo  Passaggi di proprietà, LINEA edizioni, Padova 2021, che traccia una sorta di biografia particolarissima, quella di un dipinto eseguito nel XVI secolo, protagonista di una narrazione che attraversa il tempo e le età. Una sezione non trascurabile di questo raffinato e originale testo, infatti, affronta una tematica particolarmente sentita in Italia: la conoscenza e la tutela delle opere d’arte.

Verso quale futuro stiamo indirizzando una consapevole politica di gestione dei beni culturali? Quali sono i parametri disciplinari, di ricerca e trasmissione per poter definire la contemporaneità come una civiltà che ha garantito forme di rispetto e potenziamento delle condizioni ideali per preservare ricchezze materiali e immateriali che qualificano il nostro territorio?

Come può una società in piena involuzione, tale è quella nella quale si svolgono le vicende narrate nella parte conclusiva del romanzo, garantire una politica che salvaguardi il patrimonio artistico? Come si può sopperire al venir meno della conoscenza e delle conoscenze in fatto d’arte al punto tale da non essere più in grado di valutare correttamente il valore culturale di un manufatto artistico?  Come si può riconoscere tuttora la straordinaria pregnanza alla redazione di un’opera dove sono confluite perizia tecnica, trattazione espressiva per raffigurare l’iconografia ravvisata dall’artista e dalla committenza?

Tali quesiti sono taglienti e non così convenevoli in un periodo come quello contemporaneo, durante il quale gli allestimenti di alcuni grandi musei italiani hanno subito vistose e disinvolte interferenze con lo scopo presunto di rinnovarne gli apparati didattici e svecchiarne i criteri espositivi. In nome di una crociata finalizzata a creare intorno all’istituzione museale un ascendente giovanilistico e diffuso talvolta si è operato un impoverimento della stratificazione storica e storicizzata delle collezioni. Per rendere le raccolte d’arte non élitarie e democratiche si è abbracciata la causa della divulgazione banalizzante e non filologica, ci si è affidati a improbabili alfieri, divulgatori e sostenitori del patrimonio, si è aperta la strada ai restauri invasivi e discutibili dal punto di vista metodologico.

Nell’ultima parte di Passaggi di proprietà l’autore traccia i confini e i tratti di una società slittata in avanti di qualche decennio rispetto a quella attuale per farla sconfinare, poi, in un contesto dove la distorsione percettiva e fattuale prende il sopravvento e il ribaltamento ideologico informa di sé la distopia dilagante nelle forme del vivere.

In tal senso il mio romanzo vuole costituisce un rilevante osservatorio in fieri, un privilegiato punto di dominante osservazione fino all’orizzonte più estremo, un monito a non ridimensionare lo stato di allerta poiché le forme di aberrazione, anche quelle considerate inaccettabili, possono attuarsi apparentemente senza colpo ricevere. Il romanzo, che mi auguro possa essere originale per la scelta di tracciare la parabola di un dipinto come se fosse un essere umano in carne e ossa, è investito, quindi, di un chiaro intento etico. Anche secondo questo aspetto ho voluto distinguerlo dalla narrativa di puro intrattenimento, usa e getta, che popola i cataloghi di molti editori, anche di quelli formalmente blasonati, gli scaffali di molte librerie, l’elenco dei titoli premiati nei concorsi letterari nazionali.

 

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