Con “Le monde ne sait pas”, Magaia ci invita a riflettere sull’importanza di ascoltare le proprie emozioni in un mondo frenetico. In questa intervista, ci svela il suo approccio autentico alla musica, al palcoscenico e alla sua crescita come artista.
Il brano sottolinea l’importanza di ascoltare le proprie emozioni. Come bilanci il bisogno di ascoltare te stessa con le pressioni del mondo esterno, specialmente nel contesto dell’industria musicale?
Non è un processo semplice, nelle canzoni di oggi si parla molto spesso di temi inutili che non sono un buon esempio soprattutto per le nuove generazioni. Ho sempre cercato di lasciare un messaggio positivo, costruttivo. Lo sono nella vita di tutti i giorni, sicuramente anch’io ho fatto qualche “marachella” ma sempre responsabilmente. Bisogna secondo me raccontare la propria unicità, esibirla e ascoltarla perché solo così risulti credibile al grande pubblico.
Hai menzionato il tuo forte legame con il palcoscenico fin da giovane. Credi che il pubblico percepisca questa vulnerabilità di cui parli quando ti esibisci dal vivo? Come ti prepari per un’esibizione emotivamente così densa?
La verità è che almeno per me non funziona prepararmi almeno dal punto di vista emotivo, non provo mai quel forte senso di ansia prima di salire sul palcoscenico, forse il fatto di aver iniziato sin da piccola ha influito in modo particolare su questo. Non ho un rituale o una preparazione specifica pre show, prendo quello che viene così come viene. Quello che sento più di tutto è l’adrenalina che scorre in ogni angolo del mio corpo e non esiste sensazione più bella di questa.
La musica può essere una potente forma di guarigione. In che modo scrivere e interpretare “Le monde ne sait pas” ti ha aiutata a fare pace con alcune delle tue esperienze personali di disagio?
Credo che la musica sia terapeutica in ogni sua forma, scrivere su carta tutte le proprie sensazioni ed emozioni lo è ancora di più. Lo paragono ad un ‘artista che dipinge un quadro, ne viene fuori tutto quello che prova in quel momento. Quando i miei amici per la prima volta hanno ascoltato il mio pezzo si son rivisti nelle mie parole, ed è quella la magia: sapere che non sei l’unica a provare determinate emozioni o disagi.
C’è stato un momento nella tua carriera in cui hai sentito di non poter essere te stessa? Come hai superato quella sensazione per essere l’artista che sei oggi?
Ci sono stati momenti in cui ho dovuto adattarmi, mascherare il mio essere fragile e autentico per far fronte a quello che mi chiedevano. Dovevo vestirmi in certo modo, cantare e scrivere di cose che non erano importanti per me. Ma anche questo mi ha aiutato a scoprire quello che mi piace davvero, quello che sono e quello che vorrei essere
La tua biografia rivela un forte legame con tua sorella. In che modo questa relazione ha influenzato il tuo viaggio musicale e il messaggio di questo singolo?
Mia sorella è una persona speciale di quelle a cui hanno tolto la parola per problemi causati durante l’infanzia. Questo ha influenzato tutta la mia carriera artistica, quello che hanno volutamente o inconsapevolmente tolto a lei hanno donato a me perciò io mi prendo cura della mia voce e del mio talento. Vorrei parlare, cantare e scrivere anche per lei. Oltretutto capisco se una canzone può piacere o meno solo se prima piace lei, ha il sesto senso quello che non hanno tutti perciò le sarò grata per tutta la vita.