Un irraggiungibile silenzio

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Se nel fondo mi guardo del mio guardarmi

non cessano le grida dei dintorni,

il chiasso che dal mondo mi frastorna:

e allora guardo il verde del giardino,

l’ho lasciato quest’anno rifiorire

selvaggio, e sorge d’ogni parte d’erba

e di fiori un tappeto inestricato.

Le gialle margherite accanto a palle

di finocchi, alle bianche florescenze

di steli senza nome, perché sono

io che non ne conosco il nome. Rose

rosse, fotinie, rosmarino e lauro,

teucrium e l’amoroso verde mirto

dalle bacche che odorano d’incenso.

In mezzo v’odo il cinguettio sonoro

di passeri e di pettirossi, vedo

falchi, corvi volare e bianconere

saltellare le gazze. All’orizzonte

s’erge il Soratte, lento in basso scorre

tra fabbriche mostruose il biondo fiume,

che non è biondo, ma melmoso e sporco,

verde cupo nell’ansa di Nazzano.

Un paradiso di silenzio vero,

perché vi tace l’uomo, mi direbbe

qualcuno. Ma non c’è silenzio, il chiasso

resta lontano, o dentro la memoria,

e dovunque c’è suono anche se in mezzo

di un giardino, e in una verde valle,

silenziosi si aspetta che trascorra

l’inarrestato passo di Saturno.

Io ti guardo, mio tempo, non ti ascolto,

lascio che dentro mi fluisca lieve

il sussurro dei giorni, il borbottio

petulante dei miei ricordi, senso

non so se n’abbia il lungo ricordarli.

C’è non troppo lontano più feroce

del mio dolore, più ingiustificata,

una guerra. C’è poi questa consueta

e fastidiosa fantasmagoria

di parole che vuole cancellarla,

nasconderla, o magari incrementarla,

ma nessuna parola che la colga,

nessuna che la plachi. Come dunque

dire che c’è silenzio? C’è il rumore,

solito, persistente, percussivo,

della stupidità, la vecchia maga,

la fattucchiera inconcludente, scialba,

che intossica la vita d’ogni parte

del mondo. E allora non ascolto, taccio,

guardo il giardino, e spero, finalmente,

che arrivi veramente, nel giardino,

il tempo del silenzio, il mio silenzio:

che non è il nulla, che non è nemmeno

il vuoto, ma qualcosa che mi accolga

senza chiedermi del mio visitarla

o ragione o permesso o spiegazione.

Fiano Romano, 15 maggio 2022

- 15/05/2022
TAGS: poesia

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