“Ritrovarsi” è il primo album dei Twik, un mosaico sonoro tra pop, rock e hip hop che sfida la forma-canzone tradizionale. Nell’intervista i membri del gruppo spiegano come sia nato il progetto e cosa significa oggi fare musica libera, coraggiosa e capace di sorprendere.
Ragazzi, è un piacere avervi qui. C’è un brano di “Ritrovarsi” a cui siete particolarmente legati? Se sì, per quale motivo?
“Ritrovarsi” è un album molto vario e ricco di diverse sfaccettature che siamo riusciti ad immortalare in 10 canzoni differenti ma che ognuna rappresenta in qualche modo una parte di noi, perciò è difficile sceglierne una sola. Probabilmente “Il Vero Me” è la chiave di apertura di quello che è il viaggio da intraprendere, la canzone da cui parte tutto, il momento stesso in cui abbiamo realizzato di voler “fare le valigie e andare”.
“Il Vero Me” è contemporaneamente punto di inizio e fine di “Ritrovarsi”.
Quali sono i temi dell’album a voi più cari? Come mai avete deciso di trattarli?
In ogni canzone del nostro disco sono rinchiusi pensieri ed emozioni di vario tipo che vengono affrontati attraverso diverse tematiche come: la convivenza e i rapporti non sani che portano a fare anche scelte estreme, la disinformazione, le colonizzazioni e i controlli territoriali, l’informazione filo occidentale, la privacy ed il mondo dei cookies, l’era digitale incontrollata e la condivisione di dati personali digitali, le dipendenze (non solo da sostanze), l’esilio e il bullismo, le insicurezze e la psiche umana, la bassa autostima, la perdita di affetti ecc.
Le nostre canzoni si basano quasi tutte su esperienze soggettive e personali e noi cerchiamo sempre di raccontare attraverso i nostri occhi le storie riportandole nel modo più libero e interpretabile possibile, affinchè l’ascoltatore possa essere libero di intendere e di volere quello che più sente suo.
Se doveste scegliere la frase di una canzone e commentarla, quale sarebbe?
La frase più significativa che può riassumere forse l’intero album è “E se non fossero questi i difetti, ma bellezza di individui imperfetti? E se tu allo specchio non fossi me stesso, ma l’illusione di un errato riflesso?”.
Siamo abituati ad attribuire la parola “difetto” a qualcosa di negativo, e non ci soffermiamo mai invece sulla bellezza, sul carattere, sull’unicità, sulla verità che essi conferiscono.
Ciò che c’è nello specchio non è realtà universale, ma dipende sempre dagli occhi e soprattutto dalla mente di colui che osserva sé stesso.
Definireste l’album come un vero e proprio viaggio introspettivo?
Si, l’album è un vero e proprio viaggio introspettivo in cui tutti possono ritrovare la propria strada. Un augurio a trovare la propria verità, la propria essenza.