TRE DONNE – Dacia Maraini – Rizzoli

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Dacia Maraini nel suo ultimo romanzo, “Tre donne”, edito da Rizzoli, mette tre donne a confronto, tre generazioni a confronto. Gesuina, Maria e Lory, nonna, madre e figlia, sono costrette a vivere sotto lo stesso tetto per necessità contingenti, affrontando tutte le contraddizioni e i malumori, che ognuna prova a superare a suo modo. Gesuina, nonna sessantenne,  ex attrice riciclatasi in “donna delle punture”, è ancora attratta dall’amore, subisce tutto il suo fascino, così imbastisce storie improbabili, aggrappata alla sua idea viscerale d’amore. Utilizza un piccolo registratore per raccontarsi e per narrare i suoi rapporti difficili nella casa.

“Pronto, pronto, pronto…uno, due, tre…tse,tse…ti sei messo in moto, stupidissimo registratore?…ti ho scelto perché eri maneggevole, facile da tenere in tasca, che quando mi va ti accendo, ma non devi farmi penare.”

Maria, figlia quarantenne, rimasta vedova a causa di una fulminante leucemia del marito quando sua figlia aveva solo tre anni, tenta di fuggire dalla realtà attraverso le sue sudate carte da traduttrice e le sue lettere d’amore scritte a François, il suo amato lontano. Sebbene sia, tra le tre, la più fuori tempo e quella meno attualizzata, nel suo disdegnare i social e tutta la tecnologia, aggrappandosi nostalgicamente ad un passato fuori moda, alla fine, è proprio lei e solo lei ad occuparsi dell’aspetto economico della strana famiglia e di tutte le incombenze, affannando: è madre di sua figlia, ma anche madre di sua madre.

” Caro François, proprio poco fa mia figlia Lory mi ha chiesto com’è possibile che ci scriviamo da tanti anni. Tu cosa le avresti risposto? A me sembra naturale,è il nostro modo di parlarci da lontano. Detesto la tecnologia che vorrebbe semplificarci la vita e in realtà ce la complica, o comunque ce la appiattisce rendendola prevedibile e volgare.”

 Lory, figlia sedicenne, è un vulcano in eruzione, travolta dalla sua adolescenza e dalla sua voglia di ribellione, usa il suo diario segreto per raccontarsi, insofferente dei rapporti famigliari, ma, alla fine, rappresenta il punto di congiunzione, quel ponte ideale messo lì per provare a mettere in contatto madre e nonna, così lontane e agli antipoti.

Odio i diari ma come una scema ne tengo uno in mano e ci scrivo pure, il problema è dove cavolo nasconderlo, mia madre per fortuna non è curiosa, ma mai nonna sì, una scimmia che ficca il naso dappertutto, anche se la pensa come  me, ma non mi va che legga quello che scrivo, questa è proprietà privata, vietato entrare, via, sciò!”

Gesuina è infatuata del fornaio Simone.

” In mezzo a quel buon odore di crosta appena sfornata io ci sarei rimasta una giornata intera a guardare i gesti veloci di Simone, le sue braccia nude e muscolose, il suo lungo collo sudato, i suoi capelli ricci che scivolano sulla fronte, le sue belle mani che corrono da uno sfilatino all’altro, la sua bocca dalla labbra rotondette, i suoi occhi grandi e miti. Che stai a fare sempre da quel fornaio? Chiede mia nipote Lori che è curiosa e intrigante. Mi piace il fornaio, che c’è di male?”

Maria è alle prese con una nuova traduzione di “Madame Bovary” di Gustave Flaubert.

“Sto lavorando alla traduzione di “Madame Bovary”. E sempre di più mi convinco che la persona più amata del racconto è proprio il tartassato Charles, che Flaubert tratta come l’ultimo degli ultimi. Eppure è il solo che sa amare, il solo a soffrire per la morte di Emma, il solo che non la inganna e non la disprezza.”

Lory ha una relazione con il suo compagno di scuola Tulù.

“Preso il caffè, fatto l’amore con Tulù, ma così cos’, non sembra che ne ha molta voglia, ho sentito dire a scuola che gli piacciono i ragazzi, ma sarà, a me sembra solo uno che ha paura di lasciarsi andare e per questo è impacciato, non mi pare gay, è un ragazzo strano, fa l’amore da timido, a occhi chiusi, in fretta e senza dire una parola, a me piace il suo odore di ricotta e camomilla, sembra un bambino appena  nato che succhia ancora il latte dalla mamma, mi piace quell’odore e così chiudo gli occhi anch’io e mi sembra di cullarlo…”

Il fragilissimo equilibrio famigliare crollerà inesorabile appena all’orizzonte apparirà la presenza dell’unico uomo, bello, misterioso, desiderabile, François, amato francese di Maria, ugualmente fuori dal tempo come lei. La Maraini sonda in profondità gli umori, la psiche, l’anima di ognuna delle tre protagoniste e lo fa scegliendo di narrare la storia attraverso racconti accorati delle tre protagoniste, fatti in prima persona, con il solo mezzo che hanno a disposizione, la scrittura dei loro diari, che permette il racconto di sé, anche perché scrivere è “una malattia di famiglia”, che accomuna Gesuina, Maria e Lori.

La sfida di riuscire a trovare il linguaggio, le parole, la forma per le tre diverse generazioni è ampiamente superata dall’autrice e tutta la storia appare come un viaggio fluido, umorale, perché c’è un continuo salto di punti di vista, di racconto di sé, ma anche di narrazione personale dell’altro. E’ talmente abile la Maraini a saltare da un racconto personale all’altro, di ognuna delle tre protagoniste, che a volte si stenta a capire chi delle tre stia raccontando e raccontandosi, così la storia diventa la narrazione, all’unisono, di tre anime, che provano a sopravvivere, ad amarsi, a superarsi, vicendevolmente, e a superare se stesse.

Attraverso la scrittura le tre donne riescono a parlarsi, a cercare di capirsi, addirittura a perdonarsi, fino ad amarsi, cosa che non riescono a fare di persona, a causa del solito orgoglio e della difficoltà di provare ad uscire dal proprio sé per cercare di andare verso l’altro. L’intera storia è rappresentata dal cammino, lento, difficile, combattuto che ognuna fa verso l’altra, attraverso l’introspezione, unica maniera per capire se stesso, riferendosi all’altro. La vita diventa la palestra a cielo aperto dentro la quale le tre anime riusciranno ad incontrarsi, finalmente, per fondersi in un unico abbraccio.

Dacia Maraini è autrice di romanzi, racconti, opere teatrali, poesie e saggi, editi da Rizzoli e tradotti in oltre venti Paesi. Ho conosciuto personalmente la Maraini durante la presentazione della sua opera “Tre donne” presso la libreria COOP di San Giovanni Teatino il 1 dicembre 2017. Ho una vera e propria ammirazione per la lunga e intensa attività artistica della Maraini, ma la  ammiro anche e, soprattutto, come donna, che ha lottato e lotta in nome dei diritti di tutte le donne. E’ incredibile la sua freschezza e intensità di intenti, la sua voglia di raccontarsi e raccontare, esprimendo un’anima attenta e sensibile, nonostante siano tante le sue opere e attività. Da quell’incontro ho capito che una vera artista si mette sempre in gioco e non smette mai di emozionare ed emozionarsi.

- 12/02/2018
TAGS: Romanzo

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