In un’epoca in cui la connessione digitale è onnipresente, Michee ci invita a rallentare con il suo nuovo brano Dolce far niente. Il pezzo racconta il desiderio di evadere dalla frenesia della quotidianità, di spegnere i dispositivi elettronici e di abbracciare la bellezza della semplicità.
Il testo esprime un senso di stanchezza e frustrazione nei confronti della routine moderna, in cui i social media e gli stimoli incessanti creano una continua tensione. Michee sogna di liberarsi da questo sovraccarico e di ritrovare il piacere delle piccole cose, come guardare le stelle senza distrazioni. Il messaggio è chiaro: per trovare la serenità bisogna concedersi momenti di autentico riposo.
Musicalmente, Dolce far niente accompagna questo viaggio interiore con un’evoluzione sonora ben definita. La prima parte è caratterizzata da un’atmosfera soffice e rilassata, che simboleggia il bisogno di distacco. Poi, la ritmica si fa più vivace, riflettendo la gioia e il benessere che emergono una volta raggiunto l’equilibrio tanto desiderato.
Michee, con questo brano, trasforma un concetto antico in un inno contemporaneo alla libertà dal superfluo. Dolce far niente non è solo un invito a rilassarsi, ma una riflessione sulla necessità di riscoprire il valore del tempo e della tranquillità in un mondo che non si ferma mai.
Quali sfide hai affrontato quando hai iniziato la tua carriera musicale?
La sfida più grande è stata quella di lasciare un segno che rimanesse nel tempo, di scrivere qualcosa che potesse diventare un classico.
C’è stato un momento difficile che hai superato e che ha contribuito a plasmare la tua determinazione?
Ho sempre scritto canzoni fin da quando ero ragazzo, ma non sono mai riuscito a finalizzarle come avrei voluto. La svolta è arrivata quando i miei figli, diventati grandi, hanno aperto uno studio di registrazione, permettendomi di finalizzare le mie canzoni come le immaginavo.
Quali artisti o eventi hanno avuto un impatto significativo sui tuoi primi lavori?
I concerti di Pino Daniele, Lucio Dalla, Marco Masini, Claudio Baglioni, Luca Carboni, e soprattutto il modo di scrivere canzoni di Mogol e Battisti.
Se potessi dare un consiglio al “te” che ha appena iniziato la tua carriera musicale, cosa diresti?
Di credere in se stessi e nella propria musica fin dal primo momento, senza aspettare. Il tempo che si perde per arrivare a un’autostima è tempo perso, con occasioni che non torneranno mai più.
Quali sono state le principali influenze musicali o sonore per questo singolo?
Le musiche di film, che sottolineano momenti di tranquillità, hanno avuto una grande influenza. La strumentazione include sintetizzatori, pianoforte e un violoncello suonato da Ellen Cameron.
Puoi condividere alcune anticipazioni su cosa i nostri lettori possono aspettarsi dal tuo prossimo lavoro?
Sto terminando il mio prossimo EP, che parla meno di amore e affronta tematiche più critiche, come la guerra (esemplificato nel brano “Mai Più”). Ci saranno anche riflessioni sull’intelligenza artificiale nel brano “Nessun Dorma” e sulla manipolazione dei media nel brano “Nebbia”. Un EP con il messaggio di tenere gli occhi aperti e non lasciarsi intrappolare.
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